Elisabeth Graf, dalle Scienze della formazione all’imprenditoria digitale

La laurea in Scienze della formazione a Verona le ha dato le basi teoriche, mentre la voglia di libertà lavorativa e la padronanza di tre lingue hanno fatto il resto nel percorso professionale di Elisabeth Graf verso l’imprenditorialità digitale. Oggi l’Alumna Univr fornisce, con la sua società, consulenza sui rischi ambientali ad aziende di tutto il mondo.

Elisabeth, parlaci di te.

Sono Lilli e sono un’imprenditrice. Sto costruendo IMMA Collective, una comunità di liberi professionisti nell’ambito della sostenibilità e dell’innovazione sociale. Inoltre, mi occupo di fornire consulenza sulla resilienza climatica, ovvero su come ci stiamo preparando all’impatto del cambiamento climatico sulla nostra vita, per essere adattabili e resilienti.

Come è stato il tuo percorso di formazione e come hai scelto la via dell’imprenditoria?

Credo che Scienze della formazione, il corso che ho frequentato all’Università di Verona, possa fornire le basi per crearsi una propria professione. Subito dopo la laurea ho fatto esperienza lavorando nelle risorse umane, nel campo della formazione e della gestione dei progetti. Dopo alcuni anni, però, ho deciso di tornare a studiare, questa volta frequentando un master in Service Design a Milano. Questa la considero come la prima volta in cui mi sono reinventata, anche come imprenditrice. A volte l’università ti costringe a inventarti un lavoro. Il mondo evolve e con esso anche le necessità e le figure richieste in ambito professionale. In realtà quando studiamo non abbiamo nemmeno idea dei lavori che potranno esistere in un futuro prossimo.

L’università ci prepara a diventare lavoratori indipendenti, poi ci sono realtà – come gli incubatori e gli acceleratori – pensate per far crescere la tua start-up per farla diventare una cosiddetta start-up “unicorno”. Il fatto è che ancora oggi non ci sono tanti posti che ti permettono di capire come costruire un business abbastanza agile, adattabile e resiliente in un mondo sempre più incerto.

Lavorare per conto proprio è quindi una delle scelte più resilienti che si possono fare, perché devi capire come navigare su e giù nella libera professione. Ora sto strutturando la mia attività a livello globale e in questo mi ha aiutato molto aver lavorato, dopo la laurea, alcuni anni a Londra e in altri contesti internazionali. Credo sia bella questa contaminazione tra realtà, culture e prospettive diverse tra loro.

Come hai scelto il tuo percorso?

Un fattore importante in questo senso sono stati i miei genitori, che hanno trasmesso a me e ai miei fratelli il criterio del “vai a fare ciò che ti piace veramente”. Per farlo si deve sperimentare, non sai cosa può piacerti o meno a priori. L’altro elemento è stato l’aver ascoltato, durante gli anni dell’università, diversi podcast sul tema dell’imprenditoria. È lì che ho capito che anch’io volevo costruire qualcosa.

Cosa ti porti dai tuoi anni di università?

Io sono altoatesina e ho fatto tutte le scuole in tedesco. Ho così deciso di essere l’unica della mia famiglia a dire “vado a studiare all’università in italiano”. All’inizio è stato uno shock cambiare totalmente lingua e per il primo anno, un po’ per caso, sono finita in una casa piena di studenti Erasmus. Ho vissuto con ragazzi inglesi, spagnoli, brasiliani e altri ancora, quindi probabilmente in quel primo anno di totale confusione linguistica nella mia testa ho sviluppato la curiosità e la voglia di stare con persone provenienti da altri contesti.

Facendo Scienze della formazione impari ad imparare, impari a metterti in gioco; l’avevo scelta proprio perché era molto ampio e vario come ambito di studio. Quando fai questo lavoro ti rendi conto che ogni organizzazione è composta da persone delle quali vanno colte le motivazioni, i comportamenti, le esigenze per creare un servizio efficace. Quello che ho studiato si può applicare spesso al contesto lavorativo e così mi sembra in un certo senso di “chiudere un cerchio”.

In che modo parlare tre lingue ti aiuta?

Più che parlare tre lingue, il vantaggio è saper lavorare usando tre lingue: un conto è conoscerle ma un altro conto è saperle usare in un contesto professionale. Mi danno una grande sicurezza, so che se tutto va male troverò sicuramente un lavoro, quindi perché non provare a creare qualcosa anche rischiando? È quello che ho fatto, mi sono creata il lavoro e la vita che volevo. Mi ritengo fortunata ad aver modellato la mia professione sul fatto che posso scegliere dove stare e cosa fare.

Cosa consiglieresti agli studenti che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro?

Un consiglio è di fare esperienza lavorativa già durante l’università: io l’ho sempre fatto, in parte per potermi mantenere, ma devo dire che mi ha dato “una marcia in più”. Se lavori, guardi alle materie che studi con occhi diversi perché pensi già a come mettere in pratica e rendere concreta una nozione teorica.

Lavorando si ha anche il tempo per sperimentare e capire cosa piace, non necessariamente il lavoro in sé, ma almeno gli elementi che lo costituiscono. Più esperienza hai in contesti vari, più diventa facile costruire qualcosa.

Come si svolge la tua giornata lavorativa?

Io sono qua a Verona ma in realtà i miei clienti sono un po’ sparsi per il mondo, ciò vuol dire che lavoro maggiormente da casa e inizio relativamente presto, alle otto del mattino, perché mi piace iniziare presto, il mio cervello funziona a quell’ora. Sostanzialmente mi occupo di gestire un progetto, scrivere una proposta, pensare a come rivedere il mio sito. Aver creato una società da zero significa coprire mille ruoli, dall’amministrazione fino al marketing e alle vendite. Mi piace quest’ultimo aspetto perché vuol dire che devo costantemente imparare.

Solitamente dopo pranzo faccio un riposino o una passeggiata, mi prendo del tempo per ricaricare quando non ho tanta energia. Soprattutto in inverno, essendoci buio presto, mi godo la giornata e poi magari continuo a lavorare fino a sera cercando di assecondare i miei ritmi.

Il tema del clima oggi è fondamentale. Quanto conta essere costantemente aggiornati?

È basilare comprendere come integrare l’attenzione all’ambiente e al clima all’interno del nostro lavoro e della vita quotidiana. Sarà sempre più importante cominciare a fare upskilling non solo sulla tematica del clima ma anche riguardo una serie di eventi “disruptive” che caratterizzano l’attualità. In generale, passiamo da un periodo molto stabile a un periodo molto instabile quindi è necessario rivedere costantemente quello che si fa e quello che si è.

Per maggiori informazioni si rimanda ai siti www.lilligraf.com e www.immacollective.com.


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