Volevo dare una svolta alla mia carriera da nuotatrice e ho scoperto la filosofia

“Mi sono trasferita a Verona per dare una svolta alla mia carriera da nuotatrice, ma ho scoperto anche una nuova passione, la filosofia. Ho scelto questo corso perché sono affascinata dall’amore per la sapienza , dalla dialettica e dalla continua ricerca della verità, mi interessa lo studio critico, anche sistematico di una gamma illimitata di idee e problemi .Credo ci sia un legame tra la mia attività agonistica e il mio percorso di studi, la filosofia deve diventare la forma mentis che mi aiuti nello sport. Quando una gara va bene non ci sono problemi ma quando le cose non vanno è lì che non bisogna perdersi d’animo, lì che bisogna ricercare le cause , affrontarle e trovare il giusto equilibrio. Nel nuoto come nella vita, avere una mente aperta ti aiuta ad affrontare i problemi in maniera diversa”.

Rachele, studentessa, di Filosofia

 

 

Aiutare gli altri, leggere e viaggiare: ecco cosa mi rende felice

“Alla fine dell’ultimo anno di scuola superiore ero ancora indecisa sulla strada da intraprendere all’università, sebbene fossi indirizzata verso Scienze dell’Educazione non ero ancora convinta. Tuttavia, ero consapevole di voler iniziare un percorso focalizzato sulle relazioni sociali: ascoltare, dialogare ed essere a contatto con la gente erano le mie prerogative per il lavoro che avrei voluto fare in futuro. Svolgendo alcune ricerche sul web, mi sono imbattuta nel corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale e ho capito che era il percorso adatto a me. Vivevo in Trentino, in una splendida valle, ma volevo che l’università fosse anche un’occasione per conoscere una nuova realtà, un modo per stringere nuove amicizie. Ricordo che quando ero piccola mi recai a Verona per una gita fuori porta con i miei genitori: l’atmosfera di questa città mi colpì particolarmente; pensai che da grande avrei voluto frequentare proprio qui l’università. La mia vita oggi a Verona è tranquilla e piacevole, trovo che sia un ambiente ricco di opportunità. Ho due passioni: leggere e viaggiare con gli amici. Devo ammettere che è stato proprio un viaggio speciale a far nascere in me la consapevolezza di voler lavorare in un contesto che mi desse l’opportunità di interagire il più possibile con le persone. Mi riferisco a un viaggio a San Francisco, tre anni fa, per svolgere attività di volontariato. Un’esperienza che non dimenticherò mai”.

 

Alessandra, srudentessa di Scienze del Servizio Sociale

In Colombia ho trovato la serendipità

“Scrivo ascoltando del “latino americano”. Qui in Italia siamo abituati a dargli un nome generico, ma in Colombia te lo puoi scordare. La champeta è la champeta, e il ballenato è il ballenato. La champeta é un po’come fare l’amore, con i vestiti, ballando. Pensavo di partire per conoscere di più me stessa, in realtà ho conosciuto il mondo e il mondo mi ha riempita. Non so se avete mai sentito parlare di serendipità. È un concetto semplice e complicato allo stesso tempo. Comunque in sintesi, consiste nel trovare qualcosa mentre stai cercando altro. E per me ha funzionato alla grande. Spesso siamo solo convinti di aver bisogno di qualcosa, in realtà gli avvenimenti ci raddrizzano con gioie o sfide che necessitiamo. Mi sono portata via mille convinzioni e duemila domande. Sono tornata con tremila domande e una convinzione: credi in te stessa ma ricordati che non si smette mai di imparare.

 

 

La mia attività di volontariato era legata ad un dopo scuola fortemente ortodosso e in un primo momento ho creduto di dover affrontare qualcosa che mai sarei riuscita a sopportare. Come sviluppo un programma sulla conoscenza di sé e consapevolezza della propria sessualità se non posso dire che essere gay, etero, lesbica, bisessuale o asessuato sono tutte condizioni normali? Come gli racconto di affidarsi solo a Dio a ragazzi che a casa subiscono molestie? Dopo una settimana di interminabili pianti e voglia di tornare a casa – con addosso anche una relazione in Italia che si trascinava sempre di più nella dipendenza affettiva e nell’abuso psicologico – ho finalmente realizzato che avrei potuto farcela ribaltando la situazione.

 

 

Posso esprimere il mio sostegno senza mancare di rispetto alle credenze altrui, posso parlare di me e non giudicare. Posso usare tante parole ma ancora di più posso ascoltare, e lasciare piccoli semini che magari a tempo debito cresceranno. Posso anche passare tre giorni nella savana dormendo su un’amaca con attorno altre quindici persone e solo due prese di corrente, facendo colazione all’alba con il mango appena caduto dall’albero. Posso uscire dai miei schemi e arricchirmi giorno dopo giorno. Posso portare il mondo dentro di me invece di portare me nel mondo”.

Sofia, studentessa di Scienze della Formazione nelle Organizzazioni e volontaria AIESEC

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