Aiutiamoci a rendere la nostra esperienza universitaria ancora più bella

“Tutto è cominciato il 6 settembre 2014, quando ho seguito le procedure per immatricolarmi in Univr. Il corso di laurea era quello in Scienze della Comunicazione ed ero cosciente che sarebbe stato il percorso universitario giusto per me.

Dopo aver inviato la conferma di immatricolazione a mia mamma per stamparla (in quel periodo ero in Inghilterra ad accudire i figli di mia cugina, che lavorava poco lontano da Oxford) ho subito scritto a una ragazza che frequentava proprio quel corso di laurea per chiederle se conoscesse qualche gruppo social del mio anno. La sua risposta ancora risuona nella mia mente: “Non lo so Vale, ma in caso, puoi sempre crearne tu uno!”.

Detto, fatto. Il 15 settembre ho aperto il gruppo, oramai archiviato, “Univr – Scienze della Comunicazione a.a. 2014/2015”, un luogo in cui condividere con colleghe e colleghi avvisi, dubbi e qualsiasi altra informazione relativa all’università. Da quel momento mi sono sempre occupata della comunicazione tra studentesse e studenti con i docenti, tant’è che, successivamente, amministravo anche i gruppi delle matricole 2015/2016, 2016/2017 e, per un periodo, 2017/2018, anno accademico in cui ho conseguito la mia laurea triennale.

Inoltre, per agevolare ulteriormente la comunicazione, intorno a gennaio 2015 ho creato un sito web su cui condividevo in maniera chiara e schematica informazioni relative agli insegnamenti, agli esami, alle procedure di iscrizione (ad esempio per le prove del CLA), e così via.

Poco prima della mia laurea ho deciso che avrei chiuso tutto, dato che non avrei avuto più modo e necessità di aggiornarmi, non avendo avuto fin da subito l’intenzione di iscrivermi ad un corso di laurea magistrale. Quindi, il 14 novembre 2018, giorno successivo alla proclamazione, ho eliminato definitivamente il blog.

Ricordo perfettamente la sensazione provata: ero soddisfatta del mio operato, ma triste: sentivo come un vuoto impossibile da colmare. Così, la domenica della stessa settimana, mi sono iscritta al corso di laurea magistrale in Editoria e Giornalismo, rendendomi fin da subito disponibile con colleghe e colleghi, specialmente coloro che, avendo frequentato altri atenei, avevano bisogno di una mano per orientarsi in Univr.

Più tardi, navigando sul portale MyUnivr, ho notato un Bando Fondo Sostegno Giovani, il quale consiste in assegni per l’incentivazione delle attività di tutorato didattico-integrative, propedeutiche e di recupero: senza nemmeno batter ciglio, ho deciso di mandare la mia candidatura. Dopo esser stata selezionata durante i ripescaggi, ho cercato fin da subito di mostrare quelle che erano le mie lacune e le capacità acquisite soprattutto durante il ruolo di referente studentesca assunto negli anni della triennale.

Ora dovevo affiancare l’Ufficio Orientamento e comunicare con studentesse e studenti di tutti i dipartimenti, non solo quello di Culture e Civiltà.

Da qui è nato il mio profilo Instagram: un collegamento immediato con me, una persona in diretto contatto con gli uffici dell’Università che, però, è anche una studentessa, pertanto alla pari con i suoi interlocutori.

Sul profilo potete scrivermi senza formalità o timori tutto ciò che non va, che non vi piace, che ritenete di dover far conoscere a qualcuno che possa concretamente fare qualcosa per migliorare. Tanto, come sempre, “Siamo tutti sulla stessa barca”: se non siamo noi i primi ad aiutarci e a supportarci, chi altri potrebbe farlo?

Il mio desiderio è quello di creare una community per migliorare ulteriormente il nostro Ateneo, e l’unico modo perché ciò accada è proprio riferire a chi di dovere cosa non va bene, così da permettergli di modificare e migliorare.

Senza dubbio avrete notato l’aumentare delle notifiche push (le campanelle dell’App Univr che vi consiglio di scaricare, se ancora non l’avete fatto.

Aiutiamoci a rendere la nostra esperienza universitaria ancora più bella, sarà uno dei ricordi della nostra vita destinati a rimanere indelebili.”

Valeria, studentessa di Editoria e Giornalismo
Instagram: @valeriapinklady_univr

Ci siamo laureati nella stessa casa, alla stessa scrivania, a dure ore di distanza

“In questi giorni strani, tristi e con poca luce abbiamo avuto un momento di pura felicità.

Da un mese condividiamo la quarantena perché prima che accadesse tutto eravamo insieme e ci siamo rimasti. Nella stessa casa, alla stessa scrivania abbiamo discusso le nostre tesi conseguendo la laurea a due ore di distanza.

Abbiamo avuto la fortuna di avere parte della famiglia al nostro fianco e un’altra parte che, per quanto lontana, ci ha trasmesso calore e affetto. Siamo fortunati.

È stata un’esperienza che ci aspettavamo essere molto meno emozionante di una laurea tradizionale, ma al contrario abbiamo provato tanta gioia e soddisfazione inaspettate.”

Alberto e Sofia, studenti di Scienze della Comunicazione

Non c’è quarantena che tenga, l’emozione e la felicità di quel momento non scemano a causa della distanza

In nome della legge e per i poteri conferitimi dal Magnifico Rettore, la proclamo Dottore in Lettere“.

“Argomento di oggi: le fantomatiche e temute lauree per via telematica. Vi parla una reduce che, malgrado le modalità inaspettate di questa sessione, non ha smesso di sorridere un secondo dalle 18.40 di quella sera ad oggi. Perché non c’è quarantena che tenga, l’emozione e la felicità di quel momento non scemano a causa della distanza.

Poco più di un mese fa finivo di scrivere la tesi e iniziavo a pensare all’organizzazione del grande giorno. Un mese fa chiudeva l’Università di Verona e si cominciava a fare i conti con i primi provvedimenti contro l’emergenza del Coronavirus. Certamente le aspettative erano ben diverse. “Fa passare la poesia laurearsi in camera da letto”, mi è stato detto. Sarà stato il fatto che la mia tesi analizza una raccolta di un poeta, Fabio Pusterla, ma un pizzico di poesia (contemporanea) io l’ho visto anche in questa circostanza.

E così le pareti di camera mia – e la mia famiglia in un angolo – sono state testimoni della discussione, di un’ansiosa attesa, della proclamazione, della mia voce rotta che ringraziava per quella menzione della lode che mi ha riempito il petto di commozione.

Non avevo il completo dei miei sogni né la tesi rilegata, ma va bene così. I festeggiamenti arriveranno ancora più entusiasti una volta che questo duro periodo sarà passato. Quella sera, con in testa l’alloro “rubato” ai vicini, ho fatto festa tra telefonate e videochiamate di parenti e amici. Felice e raggiante, nonostante tutto. Ecco com’è stata la mia laurea ai tempi del Covid-19.

Allora in bocca al lupo a tutti i laureandi e congratulazioni ai neolaureati. Ad maiora, colleghi!”

Marta, neolaureata in Lettere all’Università di Verona
Instagram: @marta.bertolini

L’Università è un luogo senza tempo in cui tutti perseguono un obiettivo comune

Ho lavorato in aeroporto per 18 anni e pensavo avrei finito la mia carriera lavorativa tra i banchi check in. Qualche anno fa, per cause di forza maggiore, ho dovuto lasciare il mio porto sicuro e ho iniziato a guardarmi intorno. Dopo l’esperienza in un settore così specifico, non sapevo davvero dove volgere la mia attenzione. Seguendo il consiglio di alcune amiche, ho deciso di inviare la documentazione a quasi tutte le scuole di Verona per poter insegnare inglese in qualità di supplente. Non sapevo, però, che per poter seguire questa nuova strada era necessario aver conseguito la laurea specialistica. All’inizio ero molto titubante, avevo appena avuto un bambino e mi sembrava un’impresa impossibile poter tornare nelle aule universitarie lasciate 10 anni prima. Poi mi sono lasciata convincere dalle colleghe delle scuole in cui ero stata chiamata, e da mio marito, che nel frattempo si era iscritto alla laurea magistrale in Banca e Finanza dell’Università di Verona. 

A ottobre del 2018 ho iniziato la mia nuova avventura iscrivendomi al corso di laurea magistrale in Editoria e giornalismo. Il primo giorno mi sono sentita davvero a disagio. Mi chiedevo che cosa ci facessi alla mia età con tutti quei ragazzi giovani e dalle menti brillanti e fresche. Eppure ho cominciato a partecipare attivamente alle lezioni e ho ritrovato quell’entusiasmo che mi aveva accompagnato durante la triennale. La mia fortuna è stata anche trovare un gruppo di compagne di corso disponibili e molto gentili che mi hanno accolta e fatta sentire una di loro, nonostante la grande differenza d’età. All’improvviso non mi sono più sentita vecchia e mi sono resa conto che l’università è un luogo senza tempo in cui tutti perseguono un obiettivo comune: l’acquisizione di conoscenza per poter avventurarsi nel mondo del lavoro e nella vita. Arrivavo a casa stanca, ma soddisfatta di quello che stavo facendo pronta per ricoprire, nelle restanti ore della giornata, il ruolo di mamma. Appena Pietro, il mio bimbo, andava a dormire, sia io che mio marito, invece di spaparanzarci placidamente sul divano, ci sedevamo alla nostra comune scrivania e iniziavamo a studiare fino a notte inoltrata.

Nel frattempo, visto che la mia vita non era abbastanza ricca e piena di impegni, abbiamo deciso di allargare la famiglia e, verso al fine di ottobre, sono rimasta incinta di una bimba, Viola che è diventata la mascotte del mio gruppo di amiche e compagne di studi. Anche in questo caso ho avuto l’appoggio e il sostegno di tutti all’università a partire dai professori stessi. Pensandoci il rapporto con i docenti è diverso rispetto a quello che avevo quando frequentavo la triennale, forse perché spesso mi ritrovo ad avere la loro stessa età. Fortunatamente ho goduto di ottima salute fino alla fine della gravidanza e, così, sono riuscita a seguire tutte le lezioni e a sostenere quasi tutti gli esami del primo anno, anche dopo aver partorito.

Alcune amiche mi chiedono come faccia a fare tutto, la mamma, l’universitaria, la docente di inglese all’Univalpo e la risposta me l’ha data la professoressa Facchinetti quando mi ha definita una persona determinata. Forse è proprio questa dote che mi fa affrontare tutto con così tanta energia. Ovviamente non è tutto rose e fiori. A volte non è facile gestire gli impegni familiari e le lezioni, devo sempre affidarmi alla disponibilità dei nonni che spesso si prendono cura dei nipoti quando io sono all’università. Ci sono momenti in cui vorrei letteralmente gettare tutti i libri e gli appunti fuori dalla finestra perché sono stanca, ho passato la notte insonne per accudire Viola e ho solo voglia di godermi la mia famiglia senza pensare alle lezioni, allo studio e agli esami. Oppure momenti in cui penso che non arriverò mai alla fine se non perdendo la ragione, oltre ad avere sensi di colpa per il fatto che mi sembra di trascurare i miei bimbi e mio marito e di toglier loro tempo per dedicarlo allo studio.

Poi faccio un bel respiro, cerco di ripetermi perché sto facendo tanta fatica e tanti sacrifici, e allora ritrovo la forza per andare avanti e per rimettermi sui libri ancora una volta. Mi mancano sei esami per finire questo lungo e faticoso viaggio, sono entusiasta del corso di laurea che ho scelto perché sto seguendo corsi interessanti e sto scoprendo tante sfaccettature del giornalismo che non mi sarei aspettata. Inoltre sono felice di aver conosciuto questi ragazzi che mi hanno aiutato davvero a rivalutare il mondo giovanile e soprattutto, di aver stretto amicizia con delle ragazze e studentesse davvero speciali. Se è vero, come dicono, che i bambini imparano dall’esempio dei genitori più che dalle parole, spero che un giorno possano diventare persone tenaci e possano imparare a non mollare mai.

Samuela, studentessa di Editoria e giornalismo

Non ho voluto farmi sconti, mi sono detta: studentessa a tempo pieno o non se ne fa nulla

“Ho iniziato l’università un po’ per gioco, o meglio avendo cambiato ufficio e mansioni all’interno dell’Ateneo, mi pareva di poter avere più tempo per tornare a studiare, anche all’età di 37 anni. Avevo già in tasca una laurea triennale in Architettura, ma mi mancava qualcosa. Quindi, facendomi suggerire il percorso migliore, ho individuato nel corso magistrale interateneo di Arte, lo strumento migliore per intraprendere quel viaggio nella conoscenza che mi avrebbe portato a 40 anni al mio secondo traguardo. Traguardo si, perché con un lavoro che mi assorbe sempre tanto, una famiglia che mi aspetta a casa; il tempo per lo studio in questi 3 anni, comprendendo anche quello necessario per i corsi singoli obbligatori per il passaggio alla magistrale, ha fatto si che molte delle mie energie fossero convogliate in questo bel progetto. Progetto faticoso, denso però di esperienze, conoscenze, curiosità e tanta ricerca alle spalle.

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Ho avuto la fortuna di avere dalla mia parte il sostegno dei compagni più giovani, di altri studenti come me un po’ “agée” e di molti docenti sempre tesi a stimolare la nostra curiosità e a disposizione per ogni chiarimento.

Tutto questo mi ha portato il 1° aprile scorso a discutere una tesi dal titolo “La Chiesa dei Santi Giovanni e Marziale di Breonio. Nuovi dati per gli affreschi di Domenico Brusasorci” con la votazione di 110 e lode, che sarà a breve, frutto di un saggio e spero in futuro di una pubblicazione.

Se da una parte vi è stata una indubbia soddisfazione personale, la mia esperienza mi ha fatto interrogare sul fatto che tante volte ci si ferma alle prime difficoltà, ma che invece è la volontà d’animo e l’impegno che fa si che i desideri si trasformino in una palpabile realtà. Difatti non ho voluto farmi sconti, accampare scuse per non poter studiare, mi sono detta “studentessa a tempo pieno o non se ne fa nulla”.

Spero che la mia esperienza sia di incoraggiamento per quegli studenti che ancora faticano a vedere la fine del loro percorso universitario e quella porta aperta verso il loro futuro; e per altri colleghi che decidano come me di mettersi di nuovo in gioco nella vita.”

Sara, laureata in Arte e dipendente dell’Università di Verona

Volevo dare una svolta alla mia carriera da nuotatrice e ho scoperto la filosofia

“Mi sono trasferita a Verona per dare una svolta alla mia carriera da nuotatrice, ma ho scoperto anche una nuova passione, la filosofia. Ho scelto questo corso perché sono affascinata dall’amore per la sapienza , dalla dialettica e dalla continua ricerca della verità, mi interessa lo studio critico, anche sistematico di una gamma illimitata di idee e problemi .Credo ci sia un legame tra la mia attività agonistica e il mio percorso di studi, la filosofia deve diventare la forma mentis che mi aiuti nello sport. Quando una gara va bene non ci sono problemi ma quando le cose non vanno è lì che non bisogna perdersi d’animo, lì che bisogna ricercare le cause , affrontarle e trovare il giusto equilibrio. Nel nuoto come nella vita, avere una mente aperta ti aiuta ad affrontare i problemi in maniera diversa”.

Rachele, studentessa, di Filosofia

 

 

Il mio american dream: 6 mesi alla University of Massachusetts Boston

Ho sempre viaggiato molto e fin da bambina ho vissuto diverse esperienze all’estero ma in America non ero mai stata. Quando ho visto che era possibile frequentare un semestre all’università di Boston con il progetto Worldwide study 2018/2019 mi sono detta “Perché no? Proviamoci!”. Sono contentissima di averlo fatto: ho vissuto un’esperienza stupenda. Vivere in un college americano è stato meraviglioso, mi sembrava di vivere un sogno: mi sono subito sentita ben accolta da tutti, compagni e professori, e ho conosciuto persone fantastiche che mi hanno aiutata a vivere l’università a 360 gradi … mi sentivo parte integrante del campus!

I campus universitari sono fantastici, assomigliano a delle mini città dove c’è tutto ciò che serve: campi, palazzetti per ogni tipo di sport, piscine, il centro medico e il supermercato. Il campus  dove mi trovavo è un po’ fuori dal centro di Boston ed è sviluppato su una penisola: da qualsiasi punto della struttura potevo osservare il blu dell’oceano in lontananza.

Tra le tante cose che mi hanno colpito della realtà universitaria americana, sicuramente c’è il modo in cui viene fatta lezione: gli studenti partecipano in modo attivo attraverso discussioni, presentazioni, lavori di gruppo che rendono più dinamico l’apprendimento e facilitano la socializzazione.

Ho vissuto molti attimi meravigliosi, una delle esperienze che mi porterò per sempre nel cuore è la partita dei Red Socks perché non è stato semplicemente assistere a un match di baseball, è stato un vero e proprio evento sociale che mi ha fatto innamorare della cultura americana.

 

Martina, studentessa di Editoria e Giornalismo

#storiediunivr: la mia esperienza universitaria più divertente

“Di esperienze belle all’Università di Verona ne ho avute parecchie, sia per quanto riguarda le lezioni, sia per le persone che ho incontrato. “#storiediunivr” è stato un progetto di cui mi sono occupato durante lo stage nell’Area Comunicazione dell’ateneo: insieme ad altri colleghi facevamo interviste agli studenti in giro per il chiostro e loro ci parlavano liberamente della loro vita universitaria. Sicuramente questa è stata una delle attività più divertenti a cui mi sono dedicato mentre facevo la magistrale di Editoria e Giornalismo. A marzo mi sono laureato e ora lavoro per un’azienda nel settore della gestione delle risorse umane”.

 

Lorenzo, laureato in Editoria e Giornalismo 

Parlo per passione, sogno di fare la speaker radiofonica

“La radio è da sempre la mia più grande passione. Se penso alla mia esperienza a Verona, penso al lavoro che faccio per FuoriAulaNetwork, dove in particolare curo la redazione musica. Se penso al futuro, sogno di diventare una speaker radiofonica. Quest’anno ho avuto l’occasione di partecipare al Fru, il Festival delle radio universitarie, a Cagliari: un’esperienza incredibile che mi ha permesso di stringere nuove amicizie.”

 

Chiara, studentessa di Editoria e Giornalismo

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