Biancamaria Tessari, infermiera e campionessa sul ring

Biancamaria Tessari è laureata in Scienze infermieristiche e ostetriche all’Università di Verona. Da oltre dieci anni pratica pugilato, disciplina di cui è campionessa italiana. Oggi lavora a Bologna (in corsia) ma non perde un allenamento. “Il pugilato – afferma – può insegnare molto ai giovani, poiché richiede un grande rigore negli allenamenti e insegna il rispetto per l’avversario. Cosa consiglio a chi si avvicina al mondo del lavoro? Fatelo con serenità, senza dimenticare le vostre passioni!”

Biancamaria, raccontaci di te.

Mi chiamo Biancamaria, sono nata a Soave (Verona), mi sono diplomata al liceo Guarino Veronese di San Bonifacio, poi ho proseguito gli studi all’Università di Verona da pendolare. Dopo la laurea in Scienze infermieristiche e ostetriche all’Università di Verona mi sono trasferita a Bologna per lavoro. Sono infermiera ma la mia passione più grande è il pugilato: lo pratico ormai da dieci anni e attualmente sono campionessa italiana.

Raccontaci il tuo percorso universitario.

Inizialmente ero intenzionata a frequentare medicina, così ho provato il test senza però superarlo. A quel punto non mi sono persa d’animo e, incuriosita da altri percorsi formativi, sono approdata alle Professioni Sanitarie. Con i primi esami e l’avvio di un’esperienza di tirocinio, ho compreso che quello poteva essere il mio percorso. Oggi posso dire di essere contenta della scelta che ho fatto: se tornassi indietro la rifarei. Certo, nel mio caso gli studi sono stati segnati dalla pandemia, il che non mi ha permesso di godere appieno della vita universitaria. Nonostante questo, ho un ricordo molto positivo del mio periodo in ateneo, anche grazie ai docenti che si sono sempre mostrati disponibili e comprensivi. L’ultimo anno, devo dire, per me è stato il più bello, poiché siamo tornati in presenza. Per questo a tutti gli studenti consiglio di frequentare l’università in presenza!

Parlaci della tua passione: da dove nasce e da quanto tempo la pratichi?

Oramai sono 10 anni che pratico questo sport. Il pugilato non è estraneo in famiglia, poiché mio padre è un allenatore e anche mio fratello è un pugile. Tutto è nato una sera, seguendo un allenamento: da quel momento non ho più abbandonato questa disciplina. Si tratta di uno sport ancora poco conosciuto, che però si sta diffondendo sempre di più e sarebbe bello se tra qualche anno fosse “alla pari” di tanti altri sport. Il pugilato richiede un grande rigore negli allenamenti e insegna il rispetto per l’avversario. Per questo motivo può insegnare molto ai giovani.

Come hai conciliato la tua passione per lo sport con lo studio?

Sono una ragazza molto organizzata, per questo sono riuscita a gestire bene i miei impegni. Lo studio e lo sport mi piacciono entrambi e non potevo scegliere l’uno o l’altro. Quindi ho deciso di intraprenderli entrambi con un bel po’ di sacrificio, perché significava ovviamente privarsi di ore di sonno o, comunque, rinunciare ad altri impegni per recuperare. È stata dura, ma l’ho fatto volentieri perché la passione aiuta a superare tutto.

Hai discusso la tesi di laurea sulla traumatologia della mano: lo sport o lo studio ti ha fatto scegliere l’argomento?

Dopo questi tre anni intensi, desideravo unire lo studio con lo sport. Poi sono stati un trauma alla mano e l’esperienza di tirocinio al pronto soccorso ortopedico ad aiutarmi a trovare l’argomento della mia tesi!

Parlaci del tuo inserimento nel mondo del lavoro.

Il mio inserimento nel mondo del lavoro è avvenuto a Bologna. C’è da dire che traslocare e vivere in ambienti diversi è un’abitudine che mi porto dietro sin da piccola, essendomi trovata diverse volte a cambiare città seguendo la mia famiglia per ragioni lavorative. Di fatto, mi è difficile rimanere nello stesso luogo molto a lungo. Detto ciò, il lavoro è arrivato prima della laurea e la preparazione acquisita durante il tirocinio curriculare mi ha aiutata tanto: credo sia fondamentale fare esperienze di stage prima di iniziare a lavorare, soprattutto nel mio ambito. All’inizio il lavoro è un po’ diverso dal tirocinio, perché da studente non si sente il peso della responsabilità. Entra in gioco anche la paura di sbagliare, ma è normale averla perché tutti possiamo commettere errori e questi fanno parte del nostro percorso di crescita, l’importante è poi imparare da questi.

Quale consiglio daresti a uno studente che si approccia al mondo del lavoro per la prima volta?

Credo che sia fondamentale seguire la propria passione e il proprio istinto, perché il percorso universitario porta a formare la propria vita e il proprio lavoro e non consiglierei a nessuno di fare un lavoro che non piace. Ad uno studente che si avvicina al mondo del lavoro consiglio di farlo con serenità, senza dimenticare la propria passione. Credo sia fondamentale anche il cercare di instaurare un bel rapporto con il proprio team e preservare il bagaglio di esperienze teoriche e pratiche acquisite durante l’università, cercando poi di adattarlo al lavoro.

Raccontaci delle tue giornate.

Ogni giornata è a sé. Molto dipende dai turni che si hanno in ospedale: in base a questi organizzo gli allenamenti. Tra lavoro e sport si inserisce poi il contorno: spesa, pulizia della casa, ecc. Quando riesco vado a trovare mia nonna e i miei genitori. Il mio tempo libero? Lo trascorro visitando città e musei!

Siamo nel 2024, nel 2034 Biancamaria dove sarà?

Domanda difficile. Ho tante idee per il futuro. Mi piacerebbe tanto fare un’esperienza lavorativa all’estero. Non penso che il mio futuro sarà a Bologna, ma vedremo. Nell’ambito sportivo, invece, l’idea sarebbe quella di fare un passaggio nel pugilato professionistico. Passare ad un livello successivo rappresenterebbe una novità e uno stimolo in più.


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