Le lingue hanno da sempre influenzato fortemente il percorso di studi di Ilaria Portioli, dalle scuole medie fino all’università. La spiccata propensione verso il tedesco e la Germania hanno portato Ilaria a scegliere Amburgo per l’Erasmus prima e Monaco per uno stage poi. Di lì in poi, è iniziata la nuova vita tedesca dell’alumna Univr che ha scelto proprio Amburgo per lavorare e vivere. Poche settimane fa ha iniziato il suo nuovo lavoro per il colosso Amazon.

Ciao Ilaria, parlaci un po’ del tuo percorso di studi.

Sono Ilaria, ho 24 anni e vengo da Bondanello, una frazione di Moglia di appena 600 abitanti in provincia di Mantova. Ho fatto le scuole superiori in Emilia-Romagna, a Carpi, un liceo linguistico e poi, quando è giunto il momento di scegliere l’università, avendo sentito parlare molto bene di Verona e avendo già studiato lingue, ho deciso di portarle avanti iscrivendomi a Lingue e culture per il turismo e il commercio internazionale. Ho optato per il curriculum di Commercio internazionale perché pensavo potesse avere maggiori sbocchi lavorativi. Ho scelto di continuare con l’inglese e il tedesco come lingue principali, aggiungendo poi spagnolo come terza lingua, esattamente le tre lingue che avevo studiato anche alle superiori.

Ho trascorso i tre anni di università da pendolare abitando comunque a un’oretta di distanza di treno. Mi sono laureata nel novembre del 2023 con 110 e lode con il Prof. Massimo Salgaro come relatore con una tesi sull’influenza che l’immigrazione siriana verso la Germania – causata dalla guerra – ha avuto sulla cultura tedesca. Nel sottofondo della tesi c’erano le favole – una componente principale della letteratura tedesca, basti pensare all’importanza di quelle dei fratelli Grimm – e come spesso queste abbiano finito per intrecciarsi con le favole della tradizione araba, a sottolineare la forte connessione tra le due culture. Mi interessava molto approfondire questo argomento.


È un argomento che potremmo definire di nicchia. Come ti sei interessata a questo tema?

Sì, infatti non ho trovato molto materiale sul quale fare ricerca! È venuto da me perché feci l’Erasmus al secondo anno, nel 2022, ad Amburgo – dove ora vivo e lavoro – ed ebbi modo di scoprire l’importante influenza araba, specialmente quella turca ma anche, più in generale, del Medio Oriente, sulla cultura locale. Da lì si è innescato un mio interesse ad approfondire la questione anche da un punto di vista letterario.

Come hai iniziato a farti strada in ambito lavorativo in Germania?

Premetto che feci uno stage con un’azienda di Monaco nel campo della digitalizzazione dati, io ero nella parte del marketing. Si trattava di un’azienda piccola – eravamo tra i cinque e i dieci impiegati – quindi facevo un po’ di tutto ma alla fine ho capito che il marketing non faceva per me. Qui rimasi per tre mesi, per poi iniziare a candidarmi per posizioni full time sempre qui in Germania. Trovai lavoro come Business manager per l’azienda Akkodis, inizialmente come profilo junior. A gennaio scorso, sono diventata Business manager a tutti gli effetti che è, sostanzialmente, un ruolo di vendita. L’azienda si occupa di consulenza aerospaziale nel campo civile e militare, lavora con clienti del settore come Airbus, Lufthansa e altri ancora. Nel momento in cui queste aziende hanno bisogno di migliorare alcune componenti ingegneristiche dei loro mezzi, fanno una proposta di progetto e poi tutte le aziende interessate competono per aggiudicarselo e quindi poter poi fornire quel servizio alla compagnia.

Il mio ruolo di vendita consiste in un ruolo di mediatore tra la compagnia e il cliente: io dovevo presentare la mia compagnia, fare una proposta di progetto e una di prezzo che doveva essere competitiva e, se ci si aggiudicava il progetto, andarlo a seguire dall’inizio alla fine a livello di qualità, costi e nella sua parte burocratica. È stato un lavoro svolto quasi interamente in tedesco, fatta eccezione per quel 10% di inglese parlato con ingegneri che non sapevano il tedesco. È stata una bella sfida perché sì, il tedesco lo studio sin dalle medie, ma è all’università che ho veramente cominciato a studiarlo come si deve. In Erasmus l’ho praticato ma non tantissimo perché mi trovai in un ambiente internazionale e misi in pratica più che altro l’inglese. Ora posso dire di essere migliorata tantissimo in tedesco.


E ora?

Dopo due anni in Akkodis è arrivata, tramite un contatto diretto su LinkedIn, una nuova opportunità in Amazon. Mi hanno cercato e mi hanno scritto direttamente da un’agenzia di risorse umane che stava reclutando per una posizione che, peraltro, non era nemmeno stata postata e quindi non c’era la possibilità di candidarsi direttamente. Con questa agenzia ho fatto cinque interviste: una con le risorse umane, una con un manager e le altre con tre futuri colleghi. Così mi sono licenziata, mi sembrava il momento e la cosa giusta, sentivo che fosse quello che dovevo fare. Ho iniziato il mio nuovo lavoro con un contratto a tempo indeterminato nel ruolo di Account manager, che è comunque un ruolo di vendita sempre qui ad Amburgo.


Come è il tuo lavoro da Amazon?

La nuova posizione è, appunto, quella di Account manager. Amazon sta sviluppando questo progetto nelle grandi città tedesche come Francoforte, Berlino, Monaco e Amburgo per rendere le spedizioni sempre più veloci consegnando l’ordine entro 24 ore dall’acquisto. A questo scopo stanno cercando nuovi partner con i quali collaborare. Il mio ruolo è quello di andare a individuare queste compagnie e aiutarle nella parte di sviluppo interno e di collaborazione Amazon, seguire l’onboarding e l’evoluzione del progetto. Per farlo al meglio va fatto uno studio preliminare dei valori dell’azienda per cui lavoro per poterli poi trasmettere ai futuri clienti, ma anche uno studio del mercato esterno per individuare i potenziali futuri clienti. Svolti questi passaggi, si passa alla parte più pratica di presentazione delle proposte di progetto. 


Ma c’è stato un momento in cui ti sei appassionata al ruolo di vendita, non è così?

Sì, durante uno stage fatto nell’estate tra la quarta e la quinta superiore. L’ho fatto con l’agenzia di viaggi del mio paesino in provincia di Mantova ed è stato in realtà il primo ruolo di vendita: entrava il cliente in negozio e gli vendevi il pacchetto di viaggio. Sono ancora in contatto con il mio ex manager e lo ringrazio molto perché mi è stata data la prima opportunità. È in quel periodo che mi sono appassionata a quel tipo di lavoro. È vero che oggi una gran parte del lavoro si svolge online, ma è anche vero che quando fai incontri di lavoro in presenza c’è ancora quel rapporto uno a uno tradizionale.


A livello lavorativo hai intrapreso una strada in un ambito che si discosta un po’ dai tuoi studi, come hai gestito questa difficoltà?

La cosa bella della Germania rispetto al nostro Paese, in base alla mia esperienza, è che quando vieni assunto da neo-laureato ti vengono affidate molte responsabilità, senti un carico addosso che è tanto grande ma ti permette di imparare al doppio della velocità. Io non era ancora laureata formalmente ma stavo già gestendo progetti molto importanti ed è stata una sensazione assurda. C’è un importante investimento sui giovani, secondo me. 

Il fatto che, rispetto all’Italia, vengano fatti più facilmente contratti a tempo indeterminato dà una certa sicurezza – soprattutto a livello finanziario – tale da favorire il trasferimento all’estero dei giovani. Con un contratto di sei mesi ci si penserebbe su due volte prima di trasferirsi, così, invece, si ha una sicurezza sia a livello economico che di stabilità.

Perché hai scelto la Germania come percorso di studi prima e di vita poi?

Io ho studiato tedesco alle medie, alle superiori e all’università e l’ho sempre studiato insieme alla letteratura e alla linguistica, mi è sempre piaciuta come lingua. Ho scelto di fare l’Erasmus principalmente per migliorare il mio tedesco e, una volta giunta ad Amburgo – che mi sembra fosse la mia seconda scelta dopo Monaco – mi sono innamorata della città. Ho trascorso un semestre all’Università di Amburgo, in un ambiente internazionale, una città bellissima e non molto turistica. Ci sono circa due milioni di abitanti ma non si percepiscono, è molto sicura, c’è molta attenzione alle persone, a qualsiasi livello: burocratico, di assistenza sanitaria… mi sono innamorata dell’atmosfera e del sistema.


Tornando al tuo periodo universitario, cosa ti è rimasto dentro da quegli anni? 

Sono sempre stata appassionata di letteratura, un ambito che ho potuto approfondire davvero negli anni dell’Università.

La letteratura è per me anche un modo di andare oltre l’aspetto lavorativo, infatti penso sia importante continuare ad alimentare quella parte di noi un po’ più artistica, di passioni, di hobby. Per questo motivo sto cercando di leggere il maggior numero di libri possibile, soprattutto alla sera. Cerco di leggere libri in italiano per mantenere la lingua perché qui a casa parlo in inglese, al lavoro in tedesco e nel momento in cui parlo italiano mi accorgo di essere un po’ in difficoltà, sento di aver perso un po’ di abilità nel parlarlo ed ecco quindi che leggere in italiano mi aiuta tantissimo.

Ringrazio i professori che mi hanno saputo trasmettere la passione e la capacità di leggere in modo critico. Oggi leggo un po’ di tutto, per esempio Kafka della letteratura tedesca che avevo approcciato anche da piccola, senza grande successo. Poi, avendolo studiato anche all’università, le cose sono andate meglio usando il pensiero critico. Cerco di spaziare sia a livello di nazionalità dell’autore, sia a livello di genere.


Adesso a che punto sei con il tuo tedesco?

Con l’università avevo raggiunto il livello C1 ma parlarlo è completamente un’altra cosa. Qui le certificazioni a livello lavorativo non sono molto considerate, infatti non me l’hanno richiesta né per il lavoro che ho da poco iniziato, né per quello precedente. Qui le tue capacità linguistiche vengono testate durante il colloquio: nei primi minuti il tuo livello di tedesco è già chiaro a loro.

Cosa consiglieresti a chi sta studiando?

Una cosa di cui parlo spesso anche con i miei amici è di sfruttare ogni opportunità che l’università ti dà, senza rinchiudersi solo nello studio per i singoli esami.

Fare un Erasmus all’estero, per esempio, per me è stata un’esperienza fantastica e penso che qualsiasi persona la dovrebbe fare. Nel momento in cui fai un Erasmus è molto difficile che tu rimanga nello stesso luogo dal quale sei partito, sia a livello mentale, sia a livello di aspettative personali in termini di carriera… ti dà proprio uno stimolo di crescita.

Ma non solo l’Erasmus. Vanno sfruttati anche gli stage e, a tal proposito, penso sia fondamentale cercare di farne di significativi e inerenti al tuo corso di studi. Serve anche buttarsi, come quando ho provato uno stage nel marketing e ho capito che non mi sarebbe piaciuto come settore. Questa esperienza mi ha permesso di avere le idee più chiare su cosa focalizzarmi.

So che tante persone non sfruttano queste opportunità perché hanno paura di laurearsi fuori corso. È una paura assolutamente lecita ma credo che tra l’avere acquisito un’esperienza del genere e il laurearsi qualche mese più tardi non ci sia nemmeno confronto.


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