Lavinia Furlani, comunicatrice del vino e filosofa 

Imprenditrice, filosofa, giornalista, counselor e docente. Lavinia Furlani, presidente e direttrice editoriale di Wine Meridian, magazine dedicato al settore vitivinicolo italiano, è Alumna Univr, laureata nel nostro ateneo in Lettere, Scienze della Formazione e Filosofia. Negli anni la sua esperienza l’ha portata a fornire consulenze, curare diverse pubblicazioni in ambito filosofico ed enogastronomico e tenere corsi di formazione sui temi della comunicazione, dell’enoturismo e del marketing. Le sue competenze nascono dall’unione di filosofia, counseling, giornalismo, comunicazione, formazione e passione per l’enogastronomia. “Gli studi filosofici – spiega – mi hanno fornito la cassetta degli attrezzi per relazionarmi con le persone nel mondo del lavoro. Ai giovani dico: non precludetevi scelte che al momento vi possono sembrare non coerenti con il vostro percorso di studio. Anche all’Università un approccio creativo ti può aprire molte opportunità”  

Buongiorno Lavinia, descrivi te stessa e le tue attività in poche parole. 

Sono Lavinia Furlani: imprenditrice e giornalista laureata in lettere e filosofia. Rappresento il gruppo editoriale Absit Daily che si occupa della gestione dei portali Wine Meridian, Oil Meridian e Spirits Meridian. Ci occupiamo, con particolare attenzione al mondo del vino, di informazione, formazione, consulenza, branding e selezione di risorse umane.  

Qual è stato il tuo percorso universitario e come sei arrivata a questa professione? 

Il mio percorso universitario all’Università di Verona è stato inizialmente imprevedibile e lungo, perché mi sono laureata ben tre volte! La prima volta mi sono iscritta, potremmo dire, “per disperazione”: la mia prima scelta, infatti, sarebbe stata Medicina, però, non avendo ottenuto il punteggio minimo all’esame di maturità per accedere al test d’ingresso, ho poi optato per Lettere, un corso di studio ad accesso libero. Un “ripiego” che, anche se al tempo ancora non lo sapevo, si sarebbe però rivelato la più grande opportunità professionale della mia vita. Dopo Lettere ho proseguito con Scienze della formazione: un percorso che con Medicina condivideva l’obiettivo di poter essere di aiuto all’altro attraverso, però, un approccio formativo.  

La terza laurea è stata quella in Filosofia: il percorso che mi ha dato di più e che oggi sfrutto maggiormente, in quanto è proprio in quella facoltà che ho trovato docenti e insegnamenti che mi hanno fornito la “cassetta degli attrezzi” e strumenti che nel tempo mi sono risultati utilissimi nel relazionarmi con le persone e nella gestione di clienti, dipendenti, collaboratori e fornitori. Credo che una delle competenze più utili nel mondo del lavoro sia proprio la capacità di riuscire a gestire una relazione sociale, qualunque essa sia. Che tu sia un dipendente, un collaboratore o altro, con qualcuno dovrai rapportarti: per questo le materie umanistiche mi hanno davvero agevolato in questo senso. 

Per quanto riguarda la tua professione, quali sono gli aspetti che ti appassionano maggiormente? 

Quello che ritengo più avvincente è interpretare i gusti del consumatore e quindi le sue evoluzioni, sia in termini di consumo di prodotti agroalimentari che in termini di comunicazione, anche alla luce degli ultimi approcci digitali, di intelligenza artificiale e di gestione e ricerca delle informazioni. Il tutto in un mondo che va velocissimo e in cui quello che costruiamo oggi sarà già vecchio domani… 

Descrivici la tua giornata tipo… 

La mia giornata è quella tipica dell’imprenditore. Una giornata che inizia molto presto, all’alba. Solitamente tra le 6 e le 8 del mattino sento di aver fatto molto più di quanto avrei potuto fare svegliandomi più tardi. Penso che il giusto approccio al mattino sia determinante. Personalmente ho i miei piccoli rituali: pratico meditazione, cerco di fare attività fisica regolare ed evitare la tentazione di prendere in mano lo smartphone non appena mi sveglio, una buona pratica che consiglio a tutti. Per il resto, la mia giornata in genere è dedicata al 50% ai clienti e al restante 50% alla gestione di dipendenti e collaboratori. Poi ci sono i viaggi: visto che ci occupiamo anche di export, viaggio spesso e in tutto il mondo. Solamente negli ultimi anni il mio lavoro mi ha portata in Usa, Nepal, Thailandia, Canada e India.  

Quali sono i suggerimenti che daresti ai neolaureati? 

Vista la mia esperienza all’università, con la scelta – non prevista – delle materie umanistiche, direi che il primo suggerimento che mi sento di dare è questo: non lasciatevi scappare le opportunità, anche quando vi trovate in una fase poco chiara della vostra vita. È fondamentale avere la più ampia apertura mentale possibile e non precludersi scelte che al momento vi possono sembrare non coerenti con il vostro percorso di studio. Se si vive il percorso universitario con un approccio creativo e uno “sguardo allargato”, credo che nella vita si possano aprire moltissime opportunità.  

Ci sono secondo te delle qualità che è opportuno avere o sviluppare per trovare la propria strada? 

Certamente. Prima di tutto c’è l’umiltà – una qualità che oggi mi pare si tenda talvolta a sottovalutare – e la “fame” di emergere: due aspetti che potrebbero sembrare opposti, ma che per me non lo sono affatto. Sono convinta che si possa e si debba puntare a crescere ed emergere, pur continuando a comportarsi in maniera umile e corretta con chi ci circonda. Importantissimo, poi, continuare a imparare: trovare del tempo, ogni giorno, per apprendere cose nuove. 

In più, prima di muoverci nel mondo del lavoro credo sia fondamentale chiarire che cosa significa, per ognuno di noi, il concetto di “successo”. Cos’è il successo per me? È raggiungere una migliore gestione del tempo lavorativo e della vita privata? È un migliore compenso economico? O quello che mettiamo al primo posto sono le gratificazioni professionali? Sono convinta che più abbiamo chiaro ciò che ci fa davvero stare bene nell’impostazione dell’ambiente lavorativo, più riusciremo a trovare un’azienda in linea con i nostri bisogni. 


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Marco Fasoli, Alumno Univr nel mondo del vino (e dell’olio)

Marco Fasoli è un Alumno Univr laureato in Economia e Commercio che ha fatto della sua passione per il mondo dell’enologia e dell’olio d’oliva la sua professione. Senior Manager nella Direzione Vendite e Marketing presso rinomate aziende del settore Food & Beverage e Hospitality, sia in Italia che all’estero, Fasoli si descrive come un consulente che ha contribuito ad avviare, sviluppare e consolidare diversi business, oltre che a lanciare nuovi brand e prodotti, promuovendo l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese.

Le attività di Fasoli spaziano dalla docenza alla consulenza nel mondo del vino – è Sommelier certificato scelto da importanti realtà del settore – a quello dell’olio, ambito per il quale ricopre la qualifica di Maestro di Frantoio e nel 2020 ha ricevuto la nomina di Ambasciatore dell’Olio EVO italiano nel mondo. La conoscenza approfondita del settore enogastronomico lungo tutta la filiera produttiva e distributiva rappresenta uno dei punti chiave del suo curriculum vitae.

Marco Fasoli, descriviti in poche parole.

Il mio nome è Marco Fasoli, sono di Verona e lavoro da tanti anni nel mondo del vino e dell’enogastronomia. Sono consulente commerciale per diverse aziende del settore, ho la docenza alla scuola internazionale di cucina ICIF per quanto riguarda l’olio extra-vergine di oliva e l’abbinamento cibo-vino. Ho lavorato in aziende in Trentino-Alto Adige, Toscana e Piemonte. Ho avuto la fortuna di seguire l’evoluzione del vino italiano nel mondo. 

Cosa ti affascina maggiormente di questi ambiti?

Di questi settori ho sempre ammirato molto l’innovazione anche in termini di sviluppo internazionale, perché ritengo che la capacità di innovarsi sia il nostro grande plus. Specialmente all’estero, dove la ristorazione italiana rappresenta uno dei fattori chiave per far conoscere il nostro Bel Paese. Credo poi che fare squadra sia fondamentale: sono le sinergie a portarci a essere vincenti sui mercati, assieme allo studio approfondito del contesto enogastronomico di ogni Paese.

Nel tuo CV c’è una laurea in Economia e Commercio presso Univr. Cosa ti ha portato dagli studi universitari in economia al mondo del lavoro e, in particolare, al settore enogastronomico?

Fin da subito – ancora da studente di economia – ho avuto la grande fortuna di confrontarmi con la realtà produttiva. Ho iniziato nel mondo del tessile e delle calzature, con le prime esperienze all’estero e, in particolare, in Germania. Un percorso che mi ha fatto capire quanto l’università sia importante per essere formati, anche dal punto di vista umano, ma poi è l’esperienza sul campo nel mondo delle imprese a farti crescere professionalmente. Un conto è la didattica e lo studio sui libri, un altro è invece trovarsi ad avere un confronto con gente molto più grande di me che “mangiava” marketing e piani commerciali dalla mattina alla sera. Tutto questo mi ha affascinato molto e mi ha permesso di crescere. Poi, con un corso da sommelier, è nata la passione per il vino e i contatti con le prime cantine in Trentino.

Qual è il primo consiglio che ti senti di dare a chi per la prima volta si affaccia sul mondo del lavoro?

Prima di tutto, direi che è fondamentale creare relazioni. Se questo è vero in tutti gli ambiti della vita, lo è in special modo, a mio parere, nel mondo del lavoro. 

Il secondo consiglio, invece?

Il secondo consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è quello di innamorarsi dei progetti, di appassionarsi e portare avanti un progetto fino in fondo. E poi c’è la curiosità. Consiglio ai giovani di essere curiosi, di studiare, leggere, fare molte analisi nel loro settore di interesse. E poi cercare costantemente di migliorarsi e chiedere consigli a chi ne sa di più. Ecco, a questo aggiungo anche l’umiltà: una caratteristica per me fondamentale.

Ci racconti la tua giornata tipo?

La mia agenda è molto fitta, cerco di tenere tutto organizzato in base alle diverse aree in cui devo intervenire. La mia giornata è focalizzata sulla curiosità di cosa sta succedendo in ogni progetto che seguo in veste di consulente. Viaggio molto e le giornate sono varie, ma una cosa nella mia giornata non deve mancare mai, ed è un momento di studio e aggiornamento sulle ultime novità del settore. Poi penso sia sempre importante dedicarsi del tempo per sé. 

Cosa ti piace maggiormente del tuo lavoro?

Lavorare con un team giovane mi piace molto. Credo che oggi i giovani avvertano il bisogno di sentirsi valorizzati, in un mondo dove oramai la velocità è tutto e rischia di portare all’omologazione. Poi adoro fare team-building: se alla base del nostro concetto di management c’è la convinzione che ognuno di noi sia diverso e vada quindi valorizzato per quello che è e per i suoi talenti, riuscire ad integrare persone diverse in un team di lavoro efficace è una grande sfida e una enorme soddisfazione. Infine, del mio lavoro mi piace il fatto di avere la possibilità di parlare con chi oggi magari ha ottanta o novant’anni e ha lavorato nella vigna fino a ieri. Sedersi a bere un bicchiere di vino con queste persone e ascoltarli è come leggere un grande libro.


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