La spiccata propensione per le lingue ne ha plasmato il percorso di studi e ha portato oggi, dopo diverse esperienze, Gaia Salvagno – Alumna Univr in Lingue – a ricoprire la posizione di Buyer Chemicals per l’azienda produttrice di carte speciali Fedrigoni. Gaia Salvagno ci racconta il suo passaggio dal mondo dell’Università a quello del lavoro e ci spiega in cosa consiste il suo lavoro in azienda.

Ciao Gaia, parlaci un po’ del tuo percorso di studi.

Il mio percorso è iniziato a Verona con il Liceo linguistico Galileo Galilei: qui ho studiato inglese, spagnolo e tedesco. Concluso il percorso delle superiori, ho fatto un anno in stand-by facendo qualche lavoretto qua e là per capire cosa fare e dove andare. Al termine dell’anno sabatico, chiamiamolo così, ho fatto la mia scelta di frequentare l’università di Verona, precisamente il corso in Lingue per il commercio internazionale. Ho portato avanti le lingue studiate in precedenza, anche se ho posto il focus su spagnolo e inglese. Tra esami sulla lingua, sulla cultura e le certificazioni del Cla, sono arrivata alla certificazione C1 in inglese e spagnolo e B2 in tedesco. 
Mi sono laureata nel novembre 2021 ma, nel mentre, stavo già frequentando la magistrale alla Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Brescia in Management e relazioni economiche internazionale, un corso in continuità con quanto fatto a Verona. Anche qui ho proseguito lo studio delle lingue, ma con l’integrazione anche di esami di diritto, commercio, management e via dicendo. La laurea magistrale è arrivata nel settembre 2023. 

Come è stato invece il tuo percorso professionale che, oggi, ti ha portato a lavorare in Fedrigoni?

Ho sempre lavorato durante la triennale. Prima della pandemia sono stata soccorritrice in ambulanza settimanalmente, districandomi tra lezioni e turni che, comunque, duravano 12 ore e rendevano obbligatoria una buona organizzazione. 
Poi è arrivato il Covid: ero appena partita per l’Erasmus a Glasgow, in Scozia, meta scelta perché mi sentivo più forte nello spagnolo così mi sono imposta di andare in un Paese dove si parlasse inglese, per poterlo affinare. Per quanto sia stata un’esperienza molto stimolante, è durata pochissimo essendo dovuti rientrare in Italia per via della pandemia. 
È stata la mia prima volta fuori di casa, dove ho dovuto arrangiarmi con tutto e sbrigare le mie cose in un paese dove si parla un’altra lingua e dove non c’erano amici, fidanzato e genitori che potessero aiutarmi. Arrivi là e sei da sola, anche se comunque l’ambiente è “ovattato”, si è tutti studenti e si creano delle belle dinamiche. 

Durante l’inizio della magistrale ho affrontato una piccola “crisi”: ero entrata in quel periodo in cui si è finito un percorso e sei super contento ma, dall’altro lato, vieni catapultato in un’altra realtà dove devi ricominciare tutto da capo. A questo si è aggiunto il fatto che ho avvertito la pesantezza di stare a casa per “frequentare” lezioni da remoto; mi mancava quella parte bella dell’università fatta di incontri, scambi e condivisione con gli altri studenti. Non ce la facevo più, così ho provato ad andare a lavorare, un po’ per uscire di casa e un po’ perché ragionavo sui risvolti pratici dei miei studi. Credo che quest’ultima sia un po’ l’ansia che hanno tutti gli studenti: “Sì sto studiando, ma poi? Una volta finita l’università che succede?”

Avevo già svolto uno stage durante la triennale, in un ufficio commerciale di un’azienda di Verona per un mese e mezzo. Qui mi occupavo perlopiù di telemarketing, ossia di chiamare i clienti per capire il loro interesse verso il prodotto. Per me, questa esperienza non era stata troppo formativa perché in quel periodo post-Covid le persone non erano molto propense a grandi investimenti in software gestionali. 

Così, iniziata la specialistica, ho cercato uno stage che ho trovato in un’altra realtà veronese. Mi ero candidata per un ruolo che, sinceramente, non conoscevo. Fatalità sono stata ricontattata, mi hanno offerto questo lavoro nell’ufficio acquisti e ho trascorso lì un’esperienza di sei mesi. Questa esperienza è stata molto utile perché quando poi ho dovuto cercare lavoro al di fuori dell’università sapevo che mi sarei orientata sulla ricerca di un ruolo affine a questo. 

Nel periodo degli ultimi esami e della stesura delle tesi è successo che su LinkedIn mi ha contattato un head hunters che mi ha riferito della posizione aperta in Fedrigoni nel settore Buyer. 
Mi sono laureata e il lunedì successivo ero già in azienda: sei mesi di stage e poi la conferma. Ora sono qui da quasi un anno. 

Descrivi quello che è il tuo ruolo in Fedrigoni e come si svolge la giornata tipo.

Io in Fedrigoni ho il ruolo di Buyer, lavoro all’interno del Procurement e dell’ufficio acquisti. 
Qui siamo divisi nelle sezioni Acquisti diretti e Acquisti indiretti. Nei primi sei mesi di stage ero in quest’ultimo settore, nello specifico nel sotto team dei Professional services dove ci occupavamo dell’acquisto di tutti quelli che sono i servizi che girano intorno all’azienda e agli stabilimenti: servizio mensa, giardinaggio, pulizie, ma anche marketing per l’organizzazione di eventi, fiere, risorse umane e agenzie del lavoro. Insomma, tutti quei servizi utili al funzionamento di un’azienda. 
Completato lo stage, sono entrata nella squadra degli Acquisti diretti quindi una posizione lavorativa analoga nell’inquadramento ma totalmente differente per tipo di attività svolta. 
Io mi occupo dei Chemicals. Detta velocemente: nella carta ci sono cellulosa, fibre e cotone e per queste c’è una squadra addetta; mentre tutto il resto dei prodotti che servono per la produzione della carta rientrano nella mia categoria, i Chemicals appunto. 

La mia giornata tipo: io come Buyer rispondo a un Global comodity manager che guida molto di più la parte strategica e le negoziazioni più importanti con i fornitori. Io come Buyer, soprattutto nei primi mesi, mi sono focalizzata sulla parte operativa fatta di ordini, flussi di mail e richieste per cambiare le date di consegna. 
Fedrigoni non ti dà da fare il compitino. Anche se ero entrata da poco, mi è stato richiesto e mi è stata data l’opportunità di seguire dei progetti importanti, entrare in ruoli anche più strategici seguendo magari in prima persona delle negoziazioni con i fornitori. Sono anche una owner di alcune sezioni di tool o software utilizzati dal mio team. 
Questa serie di responsabilità mi danno l’opportunità di imparare sempre e crescere costantemente. 

Peraltro, sono stata investita di un’importante responsabilità in vista delle negoziazioni per il 2025: curerò la strategia, le negoziazioni e i listini. Mi sto districando tra tutta la parte operativa e quella già di strategia a tutti gli effetti.  

Cosa ti ha aiutato nel lavoro tra tutte le metodologie e le abitudini che avevi da studentessa?

Questo è un ambiente in cui devi sapere l’inglese e saperlo parlare molto bene perché noi siamo un team internazionale, nel senso che ho colleghi sparsi per il mondo per cui anche quando si fanno i meeting interni si fanno in lingua inglese. Abbiamo fornitori altrettanto distribuiti ovunque, quindi è stato fondamentale per me tutto il processo di apprendimento della lingua. 
Ti viene detto che devi sapere un B2 ma nel concreto devi saper parlare anche di aspetti tecnici specifici di questo lavoro. 
Mi sono stati molto utili anche gli esami di commercio internazionale, per comprendere le dinamiche di aziende che operano in paesi e culture diverse da quello di origine. Sono arrivata in una realtà globale che ha fornitori, clienti e colleghi in tutto il mondo per cui tutto quello che ho imparato e ascoltato durante gli studi, l’ho vissuto qua nel mio ambiente di lavoro.

Una cosa che va al di fuori delle nozioni di studio è che all’università, a differenza delle superiori dove l’attività di studio è scandita giorno per giorno, sei tu a gestirti nei tempi e nelle modalità. In questo l’università ti insegna a maturare, crescere, saperti organizzare il tempo, nessuno ti dice cosa fare. Così ti dai degli obiettivi da rispettare, cosa che succede anche sul posto di lavoro dove sei sommerso dalle attività per cui devi metterci del tuo per venirne a capo. 

Consiglio di fare stage e diverse esperienze lavorative durante gli studi: è vero che l’università ti insegna concetti ma poi quando vai al lavoro non è la stessa cosa. Per esempio, potresti scoprire che non ti piace veramente un settore solo una volta che l’hai provato. 
Il mondo delle aziende è molto vario, per cui solo con esperienze concrete capisci cosa ti piace e ti interessa, dove ti senti meglio e cosa, invece, non ti piace.

Cosa ti aiuta, fuori dal lavoro, ad avere un equilibrio? 

Fedrigoni, essendo un’azienda grande e strutturata, concede una serie di benefit come la flessibilità dell’orario di lavoro e lo smart working quindi posso dire di trovarmi in una realtà che sta al passo con i tempi. Fedrigoni ha poi fatto una partenership con una palestra situata nelle vicinanze della nostra sede, che ci concede abbonamenti a prezzi super agevolati. Tutto questo a fine giornata o in pausa pranzo consente di staccare, scaricare, riprendersi o anche semplicemente di fare attività fisica che aiuta sempre la persona e la propria salute mentale.


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