“Ho iniziato l’università un po’ per gioco, o meglio avendo cambiato ufficio e mansioni all’interno dell’Ateneo, mi pareva di poter avere più tempo per tornare a studiare, anche all’età di 37 anni. Avevo già in tasca una laurea triennale in Architettura, ma mi mancava qualcosa. Quindi, facendomi suggerire il percorso migliore, ho individuato nel corso magistrale interateneo di Arte, lo strumento migliore per intraprendere quel viaggio nella conoscenza che mi avrebbe portato a 40 anni al mio secondo traguardo. Traguardo si, perché con un lavoro che mi assorbe sempre tanto, una famiglia che mi aspetta a casa; il tempo per lo studio in questi 3 anni, comprendendo anche quello necessario per i corsi singoli obbligatori per il passaggio alla magistrale, ha fatto si che molte delle mie energie fossero convogliate in questo bel progetto. Progetto faticoso, denso però di esperienze, conoscenze, curiosità e tanta ricerca alle spalle.
Ho avuto la fortuna di avere dalla mia parte il sostegno dei compagni più giovani, di altri studenti come me un po’ “agée” e di molti docenti sempre tesi a stimolare la nostra curiosità e a disposizione per ogni chiarimento.
Tutto questo mi ha portato il 1° aprile scorso a discutere una tesi dal titolo “La Chiesa dei Santi Giovanni e Marziale di Breonio. Nuovi dati per gli affreschi di Domenico Brusasorci” con la votazione di 110 e lode, che sarà a breve, frutto di un saggio e spero in futuro di una pubblicazione.
Se da una parte vi è stata una indubbia soddisfazione personale, la mia esperienza mi ha fatto interrogare sul fatto che tante volte ci si ferma alle prime difficoltà, ma che invece è la volontà d’animo e l’impegno che fa si che i desideri si trasformino in una palpabile realtà. Difatti non ho voluto farmi sconti, accampare scuse per non poter studiare, mi sono detta “studentessa a tempo pieno o non se ne fa nulla”.
Spero che la mia esperienza sia di incoraggiamento per quegli studenti che ancora faticano a vedere la fine del loro percorso universitario e quella porta aperta verso il loro futuro; e per altri colleghi che decidano come me di mettersi di nuovo in gioco nella vita.”
Sara, laureata in Arte e dipendente dell’Università di Verona