
Annapaola Raccosta, Alumna Univr in Lettere moderne, ha lavorato in diverse realtà culturali e istituzioni del mondo dello spettacolo, curando sia aspetti creativi che organizzativi. Fil rouge delle sue esperienze lavorative, per riprendere le sue parole, è perseguire la “sintesi tra il rosso e il nero”, ovvero tra la passione artistica e la capacità organizzativa che la rende concretamente possibile. Oggi Annapaola è consulente creativo e manageriale per l’agenzia veronese Zoo Srl, dove coordina presentazione e gestione di progetti creativi per importanti brand e realtà aziendali.
Buongiorno Annapaola, ci parli di lei.
Sono Annapaola Raccosta e sono laureata in Lettere moderne all’Università di Verona. Dopo un percorso di Lettere ho scelto di laurearmi in Storia critica del Cinema con una tesi su Silvana Mangano, con relatore il prof. Alberto Scandola. Mi è piaciuto indagare ambiti diversi rispetto al percorso di studio: tutto quello che ho studiato nel periodo universitario – dalla letteratura all’approfondimento del senso delle parole – è stato per me la vera “chiave” per il mondo del lavoro, anche se in quel momento non mi era ancora chiaro in che modo. Le parole e le storie che ho immagazzinato mi hanno permesso di costruire un pensiero non lineare e più ampio.
Dopo la laurea mi spostai a Milano per frequentare un master in management per lo spettacolo. Ricordo che un docente ci disse: “esistono due colori: il rosso e il nero. Il rosso è la passione e l’arte, mentre il nero è la capacità di rendere concreto il rosso”. Devo dire che sono pienamente d’accordo: non è possibile lavorare nell’ambito culturale e artistico se alla passione per l’arte non aggiungi anche la capacità pragmatica, manageriale, organizzativa e di pianificazione. Trovare una sintesi tra queste due “anime” è sempre stata una parte importante del mio percorso professionale.
Completati gli studi, rimasi a Milano dove venni assunta, per un anno e inizialmente come stagista, all’ufficio marketing e comunicazione del Piccolo Teatro di Milano, un’esperienza che mi ha insegnato molto.
In che modo i suoi studi sono stati importanti per affrontare nel modo giusto questa esperienza lavorativa?
Il percorso di studi in Lettere è stato fondamentale per questa esperienza, anche perché lavoravo con scuole e università: il lavoro consisteva anche nel saper scegliere le parole giuste per avvicinare gli studenti alle iniziative del Teatro. All’inizio della mia esperienza al Piccolo Teatro le aspettative nei miei confronti erano molto alte, ma mi mancavano le competenze tecniche, come ad esempio l’utilizzo di Power Point o Excel. Lì ho imparato il rigore e il metodo nel lavoro. Poi ho lavorato in un’agenzia di live booking dove mi sono avvicinata al mondo della musica: avevamo artisti importanti per i quali organizzavamo tour.
Poi il ritorno a Verona…
Esatto. Nel 2013 tornai nella mia città poiché nel frattempo si era aperta una posizione alla Fondazione Arena. Il mio nuovo lavoro era quello di responsabile organizzativo per tutti gli eventi extra-lirica in Arena. Un lavoro amministrativo, di pianificazione e organizzativo. Il tutto in un contenitore artistico-musicale che mi era sempre piaciuto.
Di quel periodo ricordo – con piacere – perfino i momenti più impegnativi e adrenalinici. Proprio in questi giorni mi è comparsa sullo smartphone una foto ricordo di quegli anni, quando il nostro team lavorava all’organizzazione dell’evento “Lo spettacolo sta per iniziare”, presentato da Antonella Clerici, serata in cui veniva presentata la stagione del Festival Lirico dell’Arena. Ricordo bene la fatica e il lavoro intenso per organizzarlo: quella notte, in particolare, abbiamo lavorato al telefono e PC fino alle quattro del mattino, per poi tornare in ufficio poche ore dopo!
Nel mondo degli eventi e della comunicazione i ritmi di lavoro sono, per ovvie ragioni, impegnativi…
Conciliare un lavoro di questo tipo con la famiglia non è sempre possibile. È un lavoro che di giorno richiedeva una serie di attività amministrative anche molto impegnative, mentre alla sera ci occupavamo di gestire l’accoglienza e le esigenze delle produzioni ospiti. È un tipo di lavoro che, per come è fatto, ti spinge a lavorare quasi sempre in emergenza e a gestire imprevisti e problemi. Con la pandemia e l’arrivo del secondo figlio, ho deciso di lasciare, dopo quasi dieci anni, questo lavoro che amavo.
L’iniziativa di una mia ex collega areniana di aprire l’agenzia creativa Zoo Srl mi spinse ad iniziare una nuova avventura. Da tre anni lavoro in Zoo curando i contenuti per la creazione di importanti eventi e spot pubblicitari per brand come Barilla, Ferrari, Heineken. Siamo un team quasi esclusivamente al femminile: lavorare con le donne è molto più semplice perché abbiamo esigenze simili e condivise. Una dimensione in cui mi sono sentita accolta, che mi permette anche di trovare i tempi giusti per conciliare la vita personale e famigliare con il lavoro.
Allo stesso tempo seguo come consulente organizzativo il concorso artistico-letterario “Con ali di carta: la narrazione che cura”, giunto alla terza edizione. Nasce all’interno dell’Ospedale di Borgo Trento come progetto promosso dalla Pediatria C AOUI VR e l’Università di Verona e vuole essere uno spazio narrativo ed espressivo libero per i bambini che hanno un percorso di malattia. Questo concorso, aperto anche alle scuole del Territorio, sta prendendo sempre più forma: le premiazioni si terranno a maggio al Teatro Ristori.
Ci descrive la sua giornata tipo?
La mia giornata tipo inizia con la sveglia alle 6.30: una volta preparati i bambini, li accompagno a scuola. Alle 8.15 raggiungo l’ufficio in Zoo Srl e la mia giornata lavorativa può cominciare.
Durante la giornata mi concentro sulle diverse attività relative ai progetti che seguo. In ufficio c’è sempre molta interazione con le colleghe poiché lavoriamo in un ambiente condiviso e molto accogliente.
Alla sera, dopo cena, leggo tantissimo. Una passione viscerale per la parola scritta che mi ha sempre accompagnata e che si è poi trasformata in lavoro. Un lavoro non-lavoro per me, perché mettere assieme le parole per renderle significative mi piace tantissimo.
Come si svolge concretamente il suo lavoro di copywriter?
Il lavoro iniziale è definire la struttura dell’evento, creare il concept e sviluppare un concetto, dal payoff al gioco di parole, alla sintesi…mi occupo principalmente di tutto ciò che riguarda parole e contenuti. Le mie colleghe si occupano poi della direzione creativa, visual, architettonica e grafica.
In Zoo, oltre alla parte creativa, seguo anche la parte amministrativa dove mi trovo a coordinare una serie di aspetti tecnici e amministrativi. Quando serve mi sfilo dal ruolo di copywriter e divento una figura amministrativa. Sono le mie due anime che alla fine hanno trovato il modo di esprimersi al meglio!
Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere un percorso come il suo?
Prima di tutto, credo che non si debba studiare Lettere in un’ottica lavorativa: il lavoro verrà con il tempo. Bisogna prendere tutto ciò che questi anni ti offrono pensando che, un giorno, sarà un tesoro prezioso da custodire oltre che una grandissima risorsa da cui attingere. Importante pensarci dopo la Laurea, ovviamente, ma è chiaro che “Lettere è Lettere”. La si fa per passione e perché è bellissima: perché la si ama e non per imparare o trovare un lavoro necessariamente in questo ambito.
L’altro consiglio è quello di mettersi all’ascolto, di non pensare che siate voi a dover dire qualcosa. Apprendere il più possibile dalle persone che hanno esperienza. La precisione e il rigore che ho appreso dal mio primo capo mi sono rimasti fino ad oggi. Quando lavori in determinati contesti c’è assolutamente bisogno di rigore e metodo, ma sono capacità che si apprendono “sul campo”, strada facendo.
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