Davide Perini Toro è laureato Univr: prima nella triennale in Matematica applicata e poi nella magistrale di Mathematics. Inizialmente attratto dall’applicazione della matematica alla biologia, con gli anni si è avvicinato con lungimiranza all’Intelligenza Artificiale. Così, dopo la formativa esperienza con HPA, spin-off Univr, è giunto in Sbe-Varvit, azienda leader europea nella produzione di elementi di fissaggio, all’interno del reparto AI dell’azienda.

Raccontaci un po’ di quello che è il tuo attuale ruolo in azienda.

Faccio parte della Sbe-Varvit Spa, del gruppo Vescovini, un’azienda che si occupa della produzione di elementi di fissaggio come viti, bulloni, prigionieri principalmente per il settore automotive del contesto europeo. Io lavoro per la sede di Monfalcone in Friuli che è lo stabilimento produttivo, ma ci sono altre sedi come quella dedicata a vendite e distribuzione di Reggio-Emilia e altre in Italia e all’estero come Serbia e Stati Uniti. Ricopro il ruolo di AI and Machine Learning team leader da gennaio, svolgo funzioni di coordinamento all’interno della squadra ma anche di sviluppo e modellistica, ossia dell’architettura di soluzioni al servizio dell’azienda attraverso l’utilizzo dell’IA.

Avete un ruolo di assoluto rilievo quindi.

Sì, siamo un’azienda grande, abbiamo sforato i mille dipendenti. A chi non è del settore – io per primo che, prima di entrarci, non l’avevo mai sentita – capita di ignorare realtà altamente specializzate come la nostra. In questo settore siamo leader nel continente e siamo i produttori principali e serviamo aziende come Volkswagen o Stellantis. I nostri principali concorrenti sono americani e cinesi.

Hai detto che non conoscevi questo ambito, come è avvenuto quindi questo tuo avvicinamento con questa realtà?
Io mi occupo di intelligenza artificiale e infatti lavoro nel reparto IA dell’azienda. Il business principale è quello degli elementi di fissaggio, motivo per cui mi posso considerare dentro ma fuori rispetto a questo ambito perché noi siamo un progetto recente creato all’interno dell’azienda per lavorare a nuove soluzioni.

Grazie al supporto dell’azienda, io e il mio manager stiamo provando a creare un team ad hoc: siamo partiti a gennaio 2024 da due persone e nel giro di circa sei mesi siamo diventati quattro. 
Attualmente il mio reparto non ha a che fare con il prodotto finale ma si occupa di implementare sistemi di supporto interni dell’azienda. 

Alcuni esempi di soluzioni su cui stiamo lavorando prevedono un chatbot al servizio dei dipendenti per ricavare dati, documenti e tabelle in modo che possano formarsi autonomamente reperendo così informazioni utili in linguaggio naturale senza dover ricorrere a query, chiedere ad altre persone o dover cercare nei meandri degli archivi informatici aziendali. 

Tutto ciò permette l’ottimizzazione di certe attività che per alcuni dipendenti potrebbero essere onerose. Così riduciamo lo stress e i tempi di esecuzione di determinate mansioni, consentendo ai lavoratori di poter svolgere anche altri compiti. 
Il nostro impegno è volto a migliorare l’efficienza dell’azienda proprio in ambito umano, rendendo facile l’accesso alle informazioni ma anche semplificando e automatizzando procedure e attività. 

Parlaci un po’ dei tuoi studi.
Io vengo dagli studi in Matematica applicata alla triennale e Mathematics alla magistrale, un corso fruito interamente in inglese. 
C’erano diversi curriculum relativi al corso di Matematica quando ho dovuto fare la scelta. 
A me inizialmente piaceva l’ambito biologico, per applicare la Matematica all’oncologia. Nello specifico mi sarebbe piaciuto studiare e lavorare su modelli di crescita tumorale, metodi per ottimizzare le terapie e limitare la crescita dei tumori. In un secondo momento, avviandomi verso la magistrale, mi sono avvicinato maggiormente all’ambito dell’Intelligenza Artificiale, che all’epoca rispondeva al nome di Machine Learning. Da qui ho iniziato a scegliere qualche corso in quella direzione come per esempio probabilità applicata, scienze dei dati, data fitting. Riconosco di aver un po’ forzato l’offerta formativa prevista, ma frequentando questi corsi mi sono accorto che l’ambito mi affascinava particolarmente, intravedendo anche un suo potenziale specifico. 

Inizialmente il mio interesse era improntato più sulla Computer Vision, tant’è che la tesi magistrale l’ho scritta proprio su un algoritmo basato su un modello di Computer Vision per identificare i bot su Twitter partendo dai loro pattern di re-twitting, cioè quanto spesso ri-twittavano: le informazioni convertite in immagini grafiche venivano date in pasto a una rete neurale e questa restituiva con  buona affidabilità – rispetto ai modelli già presenti in letteratura – la probabilità che l’account analizzato fosse un bot oppure no.

Da qui sono poi entrato a lavorare in HPA, uno spin-off dell’Università di Verona.
Qui ho seguito diversi progetti e ho avuto modo di crescere professionalmente sia nell’ambito dell’IA ma anche della consulenza informatica e del project management: eravamo un’azienda piccola di 12 persone nel momento in cui me ne sono andato e arrivavamo a seguire contemporaneamente anche una ventina di progetti. Ci si alternava nei ruoli in base al progetto, per questo è stata un’esperienza molto valida e formativa. Diciamo che sono stato gettato un po’ nella gabbia dei leoni e questo mi ha permesso di imparare velocemente. 

Da lì sono cominciate ad arrivare diverse offerte di lavoro particolarmente interessanti. 
Ho ricevuto proposte da realtà importanti inserite in contesti internazionali dove poter lavorare anche in grandi team da 30-40 persone, ma alla fine mi ha convinto l’opportunità di crescita professionale nello sviluppo di processi interni di Intelligenza Artificiale applicata all’industria dell’azienda per la quale lavoro attualmente. Certo, ho avuto qualche riserva prima di accettare: per me significava lasciare un’azienda in crescita per tornare in un gruppo di lavoro piccolo, seppur parte di una grande azienda. 

Sei stato lungimirante nell’intraprendere una strada in questo settore.
Io la chiamo anche un po’ scherzosamente fortuna. Non si parlava così tanto di IA e la mia ambizione era maggiormente diretta verso la Computer Vision, ma mi sono anche dovuto adattare al mercato. Sicuramente c’è stata anche una componente di lungimiranza perché ho capito come questa novità potesse avere in futuro un grande potenziale.

Finalmente adesso le innovazioni più importanti portate dal’IA sono dietro l’angolo, è un po’ come quando è nato internet, si può fare questa comparazione: ci fu questa esplosione e tutti iniziarono ad avere idee per costruirci qualcosa intorno. Mi aspetto una rivoluzione – in parte già avvenuta – che porterà novità ogni giorno. L’applicazione è trasversale a tutti gli ambiti della vita quotidiana. Una delle sfide più grandi nell’utilizzo di questa nuova tecnologia sarà l’adozione del buon senso da parte di tutti.

Come è stata la tua esperienza universitaria e cosa ti porti da quegli anni?
La mia esperienza universitaria è stata molto piacevole e all’Università di Verona mi sono trovato benissimo. Ho avuto la fortuna di avere professori aperti, gentili, disposti anche a fermarsi cinque minuti dopo le lezioni, a fissare anche all’ultimo minuto un ricevimento per discutere di qualcosa, ricevere un chiarimento in vista di un esame… tutto questo me lo porterò sempre dentro. 

Il mio corso era formato da poche persone, questo ha permesso una relazione più “morbida” con i docenti, si percepiva meno distanza tra noi e loro. Gli anni accademici mi hanno valorizzato. Mi è capitato anche che alcuni professori dopo un esame non brillante si offrissero di rispiegarmi alcuni concetti per arrivare più preparato all’appello successivo. 

Ho avuto vicino a me compagni ottimi e persone disponibili. Potevamo contare su un computer con tante risorse, appunti di altri studenti, la possibilità di accedere alle dispense delle lezioni dell’anno precedente. Tutte queste componenti hanno reso la mia esperienza universitaria impagabile. Un clima positivo è fondamentale per chi studia. 

Cosa ti ha convinto a scegliere la laurea in Matematica?
Io sono una persona a cui piace veramente tutto. Dal primo al quinto anno di superiori ho cambiato molte idee sul mio futuro, da Medicina legale a Giurisprudenza, da Fisica a Matematica. All’ultimo anno di scuola ho scoperto il corso di Matematica applicata a Verona. La mia predisposizione per la materia e il fatto che si trovasse a dieci minuti da casa sono stati fattori determinanti. 

Che consiglio ti sentiresti di dare a chi sta scegliendo l’università o a chi, invece, è a fine studi e si sta per affacciare sul mondo del lavoro?
Una cosa che mi sento sempre di dire è di non lasciarsi troppo piegare dalle dinamiche del lavoro attuale. Si sente sempre parlare di offerte di lavoro con retribuzioni minime, imprenditori che parlano della poca voglia dei giovani, che serve la gavetta e altri discorsi analoghi. Io dico che noi abbiamo un valore come persone, oltre che economico, e andare a lavorare tot ore a settimana per cifre inique vuol dire non solo non dare valore al nostro tempo ma anche non dare valore alla nostra persona. Poi ecco, non sempre ci si trova nella situazione di poter scegliere, ma quando è possibile consiglio di provare più colloqui, ascoltare più aziende e non buttarsi a capofitto sulla prima che ti contatta. Valutare più offerte di lavoro ti dà la possibilità di capire quale potrebbe essere l’ambiente lavorativo che ti valorizza e ti fa realizzare.
Un altro aspetto positivo del provare più colloqui è che ti abitua a parlare in situazioni formali, per questo dico sempre di iniziare a sondare le offerte di lavoro già quando si è ancora studenti in modo da affinare le proprie soft skills e arrivare pronti, un giorno, 


Segui Davide Perini Toro su LinkedIn